Recensione Abyss Odyssey: Extended Dream Edition

Il fenomeno del mercato indie ha permesso a tantissimi sviluppatori più “periferici” di farsi conoscere ed apprezzare da un pubblico più o meno grande, permettendo anche ad alcuni team di affiancarsi a pubblisher blasonati per far arrivare le loro creazioni sui vari store. È il caso di ACE Team che, nascendo come creatori di mod, sono riusciti l’anno scorso grazie ad Atlus a portare il loro Abyss Odyssey su PS3, 360 e PC. In occasione dell’uscita della Extended Dream Edition del titolo su PS4 torniamo ad occuparci del prodotto: varrà la pena sborsare i 14.99€ (in sconto del 40% per gli abbonati PS Plus) del biglietto?

Allo stregone ho detto muovi questo coso nel mio petto
Una delle pecche del titolo è la longevità “in prima battuta”
La trama con cui si dipana la componente narrativa del titolo è abbastanza lineare: nelle profondità della Terra giace confinato un potentissimo stregone, i cui poteri sono così grandi da influenzare la realtà stessa con i suoi sogni ed i suoi incubi. Questi ultimi stanno infatti fuoriuscendo da tre crateri sbucati a Santiago del Chile, cingendo d’assedio l’umanità. Il compito di risvegliare lo stregone graverà sulle spalle di Katrien, nata dall’immaginazione dello stesso incantatore, aiutata da altri due personaggi giocabili (il Monaco Fantasma e Pincoya) inizialmente da sbloccare.

Al netto dell’estrema rigiocabilità del titolo si arriva in prima battuta in fondo in due o tre ore (a seconda dal tempo richiesto per prendere le misure con il sistema di combattimento ed in generale con il titolo), offrendo quindi una longevità a livello di run non esagerata ma che come detto cerca di andarsi a bilanciare incentivando a riaffrontare il viaggio verso l’abisso.

Paganini non ripete
Un po’ metroidvania, un po’ roguelike, un po’ gdr e un po’ picchiaduro
Dal punto di vista ludico il titolo si presenta come una commistione di vari generi: lo scheletro di base è quello dei “metroidvania”, cioè dei platform dalla forte componente esplorativa, anche se rispetto al canovaccio tradizionale di questi l’esplorazione delle varie stanze è a senso unico: varcata una porta è impossibile tornare indietro e si può solo proseguire verso l’abisso, con occasionali incroci in cui è possibile (oltre a scendere) andare a destra o a sinistra, ma mai tornare “a riveder le stelle”. Le stanze sono generate, come vuole la tradizione dei roguelike, in modo procedurale, presentandosi in modo diverso di partita in partita. La scelta è azzeccata anche grazie alla presenza di “punti di interesse” all’interno della mappa, che oltre agli altari in cui resuscitare il proprio alterego (in caso di morte non si incorre subito nel game over ma si viene prima sostituiti da un soldato della guardia cittadina) o predisporre, se si hanno gli emblemi necessari, l’accampamento, presenta un cast di comprimari che spazia dai mercanti al diavolo Paganini (ovviamente munito di violino), che prima elargirà un dono al giocatore ma poi lo affronterà in una stanza successiva qualora si accetti. Il tutto è poi condito con alcuni aspetti mutuati dal gioco di ruolo, grazie alla progressione a livelli dei personaggi (con possibilità di equipaggiare nuovi attacchi raccogliendo dei medaglioni e aggiungere a questi tre bonus a scelta tra danno, accumulo di mana e danno subito mentre si esegue la mossa), e ad avvolgere il tutto troviamo l’altro aspetto caratterizzante del prodotto, un battle system sulla falsariga di quello del picchiaduro a scorrimento. Essenzialmente ogni personaggio è dotato di una serie di tecniche uniche, divise tra normali (utilizzabili tramite il tasto quadrato, combinato con una delle quattro direzioni) e speciali da utilizzare grazie al triangolo, oltre alle loro varianti aeree utilizzabili durante il salto (non manca nemmeno il classsico “doppio salto”).

Il battle system è un po’ “ingessato”, ma la manovra appare più ragionata
Sotto questo versante ad onor del vero il titolo mostra una certa legnosità ed ingessatura nei controlli: facendo un parallelo col mondo dei picchiaduro tradizionali la manovra non è quella fluida e a tratti frenetica di Street Fighter, ma ricorda più da vicino l’esperienza più ragionata di Soul Calibur, visto anche il numero limitato di cancel (inizialmente uno, potenziabile fino a tre) eseguibili dal personaggio e la lunghezza in termini di frame di ogni mossa. Il risultato finale è ad ogni modo più che convincente e riesce a regalare intrattenimento sia per quanto concerne la campagna che (ci arriveremo tra poco) per l’extra della modalità versus. Ma la meccanica più peculiare del titolo è senza dubbio quella a proposito della cattura, che una volta riempita la barra di mana permette (in dipendenza anche dal proprio livello e di quello del nemico) di catturare l’anima dello sconfitto e di poterla utilizzare per assumerne la forma: manovra a dir poco fondamentale visto che il nuovo personaggio disporrà di una barra salute tutta sua e in caso di morte causerà semplicemente il rientro in scena del personaggio scelto originariamente, specie considerando la parsimonia con cui vengono elargite pozioni e oggetti per recuperare la salute.

In due è sempre meglio
Graditi extra fronte multiplayer, online e in locale
L’intera esperienza può essere giocata in cooperativa per due giocatori, con la possibilità di attivare o disattivare il fuoco amico oltre che di giocare con la difficoltà scegliendo (una volta sbloccati) i punti di partenza con le stanze più difficili o attivando un livello di difficoltà aggiuntivo. Come detto è anche presente una modalità versus, che permette ai duellanti di scegliere un personaggio principale (con qualche aggiunta rispetto ai tre utilizzabili durante la campagna) ed uno secondario (le anime catturate durante la modalità storia) e di sfidarsi fino alla morte di uno dei due nelle tre arene a disposizione. Un extra sicuramente gradevole, vista la cura riposta da ACE Team nel sistema di combattimento che, pur apparendo come detto un po’ rigido, è sicuramente appagante da padroneggiare.

Tecniche di spada
Dal punto di vista visivo il titolo si rifà all’Art Nouveau (noto anche come stile Liberty), producendosi in un quadro bidimensionale sicuramente non all’avanguardia ma capace di regalare qualcosa anche sul fronte visivo, complice anche l’assenza di frustrazioni e patimenti dal punto di vista delle performance. Buono anche il lavoro fatto sulla colonna sonora, all’altezza del compito e con qualche brano davvero evocativo.

Verdetto
7.5 / 10
Peccato non poter fare battutacce su Buenos Aires
Commento
Abyss Odyssey tirando le somme è, anche considerato il prezzo, un acquisto decisamente consigliato: la longevità non entusiasmante in prima battuta di fa perdonare vista l'estrema rigiocabilità e la presenza di qualche extra multigiocatore, mentre il battle system pur essendo un po' troppo "rigido" è comunque divertente nel suo essere più orientato al ragionamento che al button smashing fine a se stesso, senza mai sfociare nel frenetico. Insomma, magari un po' entry level da questo punto di vista, ma non per questo da buttare via
Pro e Contro
Molto rigiocabile
Multigiocatore locale e online
Battle system "ragionato"...

x ... Ma un po' legnoso
x "in prima battuta" poco longevo

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