Guido Avitabile

Speciale Thor: Ragnarok – Vacanze Asgardiane

Asgard deve cadere.

Dopo Guardiani della Galassia Vol.2 e la collaborazione con Sony per Spider-Man Homecoming, Marvel Studios conclude il suo 2017 con Thor: Ragnarok, terzo film dedicato al tonante in uscita il prossimo 25 Ottobre per la regia di Taika Waititi. Su gentile invito di The Walt Disney Company Italia, abbiamo visto in anteprima l’ultima avventura di Thor, e siamo pronti, come  sempre, a darvi le nostre impressioni di pancia (e senza nessuno spoiler).

Dove eravamo rimasti
Non vedevamo Thor (Chris Hemsworth) da Age of Ultron,  sappiamo che si è chiamato fuori da Civil War (Lo stesso Waititi ha diretto i corti del #TeamThor) e Ragnarok ci mostra cosa è successo in questi due anni, con un inizio a ritmo serrato che ci porterà presto all’entrata in scena di Hela (Cate Blanchett) e al conseguente arrivo di Thor su Sakaar, dove si riunirà con il golia verde, Hulk (Mark Ruffalo). Tra battaglie e battute, il tonante cercherà un modo per fermare Hela, a costo di allearsi nuovamente con il fratello (adottato) Loki. Thor: Ragnarok risolve anche quanto lasciato in sospeso dal predecessore, in uno dei momenti più divertenti del film. La pellicola di Waititi scorre per centoventiminuti tra risate e batoste,  un episodio piacevole lungo circa due ore che cerca di divertire rumorosamente. Solo che una volta finito lascia un certo amaro in bocca.

Cerco di spiegarmi: durante la visione non sono mancati momenti riusciti (l’arena su tutti) e risate di gusto, ma  il più delle volte erano talmente fuori contesto da lasciare spiazzati. Divertenti nell’immediato, seguite da un mentale “Ma perchè?!”  che si è ripetuto più e più volte nel corso di tutto Ragnarok. Fortunatamente, nonostante questo dubbio  ricorrente, il cast funziona, e anche le brevi comparsate di Strange (Benedict Cumberbatch) e la parte del Gran Maestro (Jeff Goldblum) strappano qualche sorriso.
Tra i nuovi personaggi però a spiccare è sicuramente Hela, con una Cate Blanchett perfetta femme fatale, troppo potente per il nostro eroe ma che purtroppo non buca lo schermo come hanno fatto nel corso del 2017 Keaton e Russel. Buona anche la prova di Tessa Thompson nei panni di Valkyria, guerriera asgardiana fuggita e nuova spalla femminile di Thor, data l’assenza di Lady Sif (Jaimie Alexander).

Cambio registRico
Come dicevo poco sopra, Thor: Ragnarok lascia spiazzati fin dai primi istanti. Certo negli scorsi due film dedicati al Dio del Tuono erano sì presenti  qualche battuta, ma non nella quantità industriale di questo terzo capitolo. Il che potrebbe anche non essere un male se è quello che state cercando, ma che, a ventiquattrore di distanza non lascia molto di più di qualche ricordo simpatico. Un cambio di registro totale rispetto ai primi due film, dovuto probabilmente a Taika Waititi e allo script decisamente più comedy. I momenti tragici sono sì presenti, ma i personaggi vi danno poco peso (se non ad uno in particolare) e questo, pensando a Ragnarok come ad uno dei momenti più maturi del Thor cartaceo, fa sollevare più di un sopracciglio.

Ma su queste pagine sappiamo bene che i film del MCU con le trame fumettistiche condividono solo i titoli, quindi non ci aspettavamo assolutamente una tragedia norrena, ma neanche una virata così netta sulla commedia. Spiazzati, per l’appunto.

La pellicola di Waititi abbonda praticamente tutto quello che propone: risate, botte, musica synth pop anni ’80 e colori sgargianti. Proprio riguardo ai colori di Sakaar, sembra che tutto il lato cosmico del MCU si ispiri al feeling dei Guardiani della Galassia di Gunn, cercando di trascinare anche Thor nello stesso contesto. Ma Thor non è Star Lord ed allo stesso modo Waititi non è Gunn, pure se tende a scimmiottarlo.

Thor: Ragnarok soffre di una cosa: Vuole assomigliare troppo ai Guardiani nell’anno di Guardiani 2

I continui riferimenti ai Guardiani si notano anche nella colonna sonora che, nelle canzoni su licenza abusa di Immigrant Song. E ancora una volta ci troviamo di fronte ad un lavoro di mix audio che con i Guardiani non centra nulla, ma che inevitabilmente li ricorda (male). Fortunatamente dal lato visivo Thor: Ragnarok è quasi sempre ineccepibile (tranne per una location dove il Green Screen è chiaramente visibile) e alcuni momenti sono veramente una gioia per gli occhi per colori ed inquadrature. Purtroppo questo non basta a rendere il film tra i migliori del suo genere.

Thor: Ragnarok sarà un altro di quei casi in cui o lo si apprezza o lo si odia, ma questa volta, a mio parere almeno, la verità sta davvero nel mezzo. Il terzo episodio sul Dio del Tuono è un concentrato di avvenimenti, conditi con un container di battute, citazioni ad altre pellicole e un ottimo cast (sicuramente la parte migliore del film) ma quando si riaccenderanno le luci in sala dopo le due scene post-credit se siete fan del MCU, avrete visto un film piacevole e nulla più. Un riempitivo verso quel pezzo da novanta che si chiama Infinity War, un ponte di cristallo da percorrere nell’attesa di tornare a casa.

#LiveTheRebellion