Redazione ILVG

Speciale Cars 3 – Fine di un’Era

Era il 2006 quando John Lasseter diresse Cars -Motori Ruggenti, per molti una delle pellicole di animazioni meno riuscite di Pixar (Ribelle – The Brave a parte), che però a dispetto di questa diffidenza risulta uno dei brand più venduti da parte di Disney.

Ammetto che in questi anni sono sempre stato un amante di Saetta McQueen, l’auto col numero 95 impresso sulle fiancate che, nel primo capitolo della saga, si trasforma dall’arrogante debuttante spaccone ad un consapevole pilota che mette davanti a tutto il rispetto ed i sentimenti. Nonostante il flop della seconda pellicola a tema spionaggio (che ha fatto storcere il naso a moltissimi spettatori), e senza dimenticare gli sciagurati Spin Off a tema areonautico non compresi nelle pellicole Pixar (Planes e il suo successore Missione Antincendio), al momento dell’uscita del primo trailer di questo Cars 3, diretto da Brian Fee, rimasi innamortato e col fiato sospeso per quello che sarebbe successo. Dentro di me si insinuarono subito due domande: Perchè il nostro eroe era nel bel mezzo di un incidente? Farà la fine di Doc Hudson? Per quasi un anno sono rimasto con questo dubbio ma, Lunedì 11 settembre, grazie all’invito di The Walt Disney Company Italia presso il cinema Odeon di Milano, ho avuto la possibilità di dare una risposta alle mie domande sul nuovo film Pixar uscito ieri 14 Settembre.

 

Lou
Spente le luci si inizia, come da tradizione della casa della lampada da tavolo, con la visione del corto dal nome Lou. Diretto da Dave Mullins e prodotto da Dana Murrey, questo corto animato racconta la storia di un Bullo che si diverte a rubare i giocattoli ai suoi compagni di scuola durante la ricreazioni ma, il cortile è sorvegliato e difeso dall’indomita scatola degli oggetti smarriti. Scatola, che riesce a far cambiare il bullo fino a farlo diventare amico dei suoi compagni. Come da consuetudine Pixar, il corto tocca tematiche di interesse ed attualità, come il bullismo e l’accettazione facendo ragionare i più piccoli (e non solo) col sorriso sulla faccia.

Io decido quando ritirarmi
Jackson Storm annientera’ Saetta McQueen?
Sono passati ormai undici anni dal primo Cars e, così come nella vita reale, anche  a Radiator Springs il tempo è passato, Saetta McQueen è ormai un navigato campione della Piston Cup, gli avversari sono quelli di sempre, Chick a parte (comunque presente nella pellicola), e tutto sembra andare per il verso giusto per il nostro eroe. Ma qualcosa sta cambiando, Il tempo passa per tutti e una nuova generazione di piloti, quelli che nella vita reale sarebbero i figli della tecnologia, sta invadendo i circuiti del campionato battendo (anzi umiliando) la vecchia generazione. Molti dei “vecchi” abbandonano perchè non abbastanza forti ma non Saetta che si spingerà al massimo delle proprie possibilità e, durante l’ultima gara del campionato che assegnerà il titolo a Jackson Storm (la tempesta che si abbatte sul povero Saetta) il nostro protagonista finisce per essere coinvolto in un drammatico incidente che rischia di interrompere la sua carriera. Dopo mesi lontano dei riflettori, meditando sul proprio futuro Saetta decide che non farà la fine di Doc Hudson, il suo compianto mentore (fatto morire idealmente nel secondo capitolo della saga, vista la dipartita di Paul Newman, la voce storica del personaggio), ma sarà lui a decidere del suo eventuale ritiro futuro decidendo quindi di tornare alle corse. Per fa questo si affiderà alla nuova struttura creata dai nuovi proprietari della Rust-eze, lo storico sponsor di McQueen, e alle cure della sua giovane allenatrice Cruz Ramirez che, figlia della nuova generazione, cercherà di utilizzare le nuove tecniche di allenamento con quello che lei stesso considera il “Progetto Terza Età”.

Una corsa sulla spiaggia come Rocky
Nonostante tutte le buone intenzioni di quest’auto gialla, Saetta decide di tornare ai vecchi allenamenti, a cominciare da una corsa sulla spiaggia in pieno stile Rocky III, facendo un viaggio, tra lo spirituale e il pragmatico, alla ricerca del vecchio allenatore di Doc: Smokie. Dopo un intenso training ad opera di alcune vecchie glorie dell’automobilismo ed accompagnato da Cruz, che nel frattempo si rivela un ottimo pilota, McQueen si presenta alla prima gara della nuova stagione con l’intento di vincere a tutti i costi (pena il ritiro obbligato dalle corse ad opera del suo nuovo datore di lavoro). Riuscirà il nostro eroe nel suo intento?

Grazie di tutto, è stato un bel viaggio
Una cgi che lascia a bocca aperta
A livello grafico la pellicola lascia affascinati, vedere l’evoluzione della CGI in questi 11 anni lascia a bocca aperta, le scene sulla spiaggia con una sabbia che si avvicina in maniera incredibile alla realtà, così come le piste, faranno in più di un’occasione sgranare gli occhi cercando di capire se in quel momento si stia guardando un filmato reale o la pellicola animata. Un punto di forza che da sempre ha contraddistinto Pixar, ma che in questo lungometraggio raggiunge la sua massima espressione.

Cars 3 è un film che tratta temi maturi, il capitolo finale che porterà alla trasformazione definitiva di Saetta McQueen che attraverso il fallimento e il cambiamento, solo dopo aver capito cosa ha sbagliato e il dolore che ha causato,

Il perfetto esempio di film di formazione
riuscirà a diventare come il suo mentore Doc Hudson. Un tema che viene ottimamente sviluppato attraverso il rapporto tra Saetta e Cruz Ramirez che porterà i due a stringere un legame padre figlia che molto spesso avviene tra uno sportivo ed il suo allenatore, non senza inevitabili difficoltà (di comunicazione in primis). Un rapporto che porterà il protagonista a capire quale sarà il suo ruolo e a farglielo accettare, consapevole che nel mondo il posto per lui ci sarà sempre e potrà ritagliarselo col sorriso sulla faccia, com’era stato per il suo mentore anni prima. Questo percorso lo ritroviamo in altri lungometraggi Pixar che, come è stato per Toy Story 3, conclude il percorso formativo del protagonista. Grazie alla consapevolezza ottenuta,  diventerà un adulto riuscendo a capire che appartiene a una generazione ormai superata ma, nonostante tutto, c’è sempre qualcosa da imparare e porterà in più di un’occasione lo spettatore più grande a versare una lacrima, magari pensando al proprio percorso.  Non si può non consigliare la visione della pellicola che sia dal punto di vista della sceneggiatura che dal punto di vista puramente grafico ha raggiunto la giusta maturazione per uno splendido addio senza lasciare quell’amaro in bocca che spesso ci hanno donato i capitoli finali di molte saghe passate sugli schermi di tutto il mondo.

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