Redazione ILVG

Speciale The Ring 3 – The Big Bang Samara

C’è un video… Che ti fa morire 7 giorni dopo averlo visto. Nel momento in cui termina, il telefono squilla e una voce ti dice: “7 giorni”.

 

sarà riuscito F. Javier Gutiérrez a dare nuova vita a The Ring?
Il genere Horror ha da sempre riscontrato successo e un interesse particolare da parte del pubblico, ma anche della critica stessa. In questi ultimi anni il cinema americano ha strizzato sempre più l’occhio nei confronti di quegli horror che sono diventati delle vere e proprie saghe – possiamo ricordare Saw e Final Destination (anche se a dirla tutta negli ultimi capitoli il secondo faceva più ridere che altro) – ed in questo sistema si sono insinuati due film di scuola estera: Rec (dalla Spagna con furore) e The Ring (dal Giappone col furgone). A proposito della saga del Sol Levante, mentre in Giappone hanno cercato di dare nuova vita alle vicende della piccola Sadako (la Samara nostrana) con l’uscita nel giugno scorso di Sadako Vs Kayako (ovvero The Ring Vs The Grudge) nel nuovo mondo hanno pensato di mettere nelle mani di uno sconosciuto regista spagnolo, forse sull’onda dell’entusiasmo di Rec, il terzo capito del The Ring americano, sarà riuscito Javier Gutiérrez a dare nuova linfa vitale al titolo?

Il 15 marzo siamo stati invitati da Universal Picture alla visione di The Ring 3 (Rings) presso lo Spazio Cinema Anteo di Milano, così da poter valutare l’evoluzione della serie del video maledetto in quest’ultimo film uscito nelle sale italiane il 16 marzo, naturalmente senza spoiler di sorta come da tradizione de Il Videogiocatore al Cinema.

Samara is back
Andiamo con ordine, per chi non avesse mai visto The Ring, il film parla di una videocassetta maledetta, al suo interno vi è un video che, una volta visto, fa partire un conto alla rovescia che dopo sette giorni porta alla morte il malcapitato spettatore. Il video tratta la storia della piccola Samara, una bimba adottata da una coppia di allevatori di cavalli di Moesko Island. Dopo un primo periodo idilliaco qualcosa turba la tranquilla vita della comunità portando alla scomparsa della piccola e della sua madre adottiva. Si viene poi a sapere che i genitori adottivi avevano prima isolato la bambina nel fienile, fino ad ucciderla, soffocandola con una busta di plastica e gettandola poi in un pozzo, per spezzare la catena di sventure. All’interno di questo pozzo la piccola sopravvive per 7 giorni prima di morire per inedia, l’ultima immagine che la bambina vede prima di morire è quella del pozzo chiuso, in cui la luce filtrando forma un cerchio (da qui il titolo del film). La madre adottiva, invece, sarebbe morta suicida per il rimorso di quello che aveva fatto. Da quel momento la videocassetta è passata di casa in casa mietendo vittime che, dopo la visione del filmato, al settimo giorno venivano uccise da Samara che tornava in vita tramite lo schermo della TV.

Il Leitmotiv di The Ring 3 è lo stesso, ma con un tocco di modernità, la cassetta è ormai un lontano ricordo, che nel film stesso viene considerata vintage, e al suo posto troviamo un ben più tecnologico video su chiavetta usb.

Troppe storie mischiate assieme che creano un senso di smarrimento
Siamo su un aereo diretto a Seattle, due dei passeggeri scoprono di aver visto entrambi il video maledetto e per loro il settimo giorno sta scadendo; a questo punto come nel miglior Final Destination l’aereo precipita. Due anni dopo il professore universitario Gabriel Brown acquista un videoregistratore, presumibilmente appartenuto ad uno di quei due ragazzi morti sul volo, e scopre dell’esistenza del video al suo interno. Altro stacco e siamo in compagnia di Julia e Holt, il suo ragazzo, che si stanno salutando prima della partenza di quest’ultimo per il college. Son passati dieci minuti e già capiamo che forse il regista ha messo troppa carne al fuoco restituendoci un senso di spiazzamento. A questo punto quella che si credeva essere la storia idilliaca tra due ragazzi (credevamo quasi di aver sbagliato sala) subisce quella che sembra essere una battuta d’arresto, Julia cercando di contattare il suo amato si imbatte in una video chiamata ai limiti dell’assurdo con una ragazza che si trova nella stanza di Holt.

Da qui, in un crescendo (mica tanto) di emozioni e incredibili (per un cieco) rivelazioni, Julia cerca di scoprire il segreto del video assieme al suo amato (ma non succedeva una cosa simile già nel primo capitolo della serie?) fino ad arrivare al più scontato degli e vissero felici e contenti, ma ne siamo veramente sicuri?

Johnny Galecki ha provato a distaccarsi da Leonard Hofstadter, senza successo

Buona la fotografia
Universal Picture ha cercato di dare nuova vita a The Ring, con un regista di scuola spagnola (F. Javier Gutiérrez), un mix di attori giovani (Alex Roe e Matilda Luz), attori affermati (Johnny Galecki e Vincent D’Onofrio) e una storia che cerca di svecchiare le peripezie della piccola Samara, ma non riuscendoci appieno. In questo caso l’Horror lascia spazio al film d’indagine – indagine per arrivare alla verità sulla bambina e sua mamma (come il miglior Lucarelli) -, non si ha mai un reale senso di paura, un reale senso di tensione, ma per lo più si percepisce un senso di noia, di qualcosa di già visto, si ha la sensazione di vedere una sbiadita parodia di The Ring, che non riesce a strappare alcun sorriso anche e soprattutto a causa di parecchi buchi di sceneggiatura e di molte forzature che percorrono tutto il film. Nemmeno la ricerca disperata della verità da parte dei giovani protagonisti riesce a dare quello sprint alla pellicola portandoci a chiedere se aveva davvero senso di esistere un film del genere. In tutto questo l’unico elemento che si salva è la fotografia, la scelta cromatica utilizzata per tutta la pellicola con la dominante verde è l’unico elemento che vi farà capire che siete alle prese con un horror, senza riuscire però ad andare oltre.

L’utilizzo di due attori di primo piano come Johnny Galecki e Vincent D’Onofrio (quasi irriconoscibile) poteva far sperare ad un innalzamento del livello della pellicola, invece, dopo la visione, porta a chiedersi perchè abbiano deciso di recitare in questo film in quanto i loro personaggi danno l’effetto di riciclato e di non compiuto, quasi come se avessero recitato a braccio.

Samara torna nel pozzo
Ma allora, vale la pena andare a cinema per vedere The Ring 3? La risposta è no. Questo film non ha un vero e proprio pubblico di riferimento, gli amanti degli horror non potranno che rimanerne frustrati cosi come gli amanti dei Thriller. Sfortunatamente la pellicola riesce ad essere deludente in quasi tutti i propri aspetti e, se per alcune saghe si riusciva a soprassedere alle assurde morti (come in Final Destination) portando lo spettatore al cinema anche solo per riderci di gusto in questo caso usciti dal cinema abbiamo avuto solo un senso di sconforto e frustrazione per quello che avevamo visto. In tutto questo diventa inevitabile la nostalgia per il primo capitolo, quella nostalgia nel vedere cos’è diventata questa saga. Quella nostalgia che si ha quando si guardano gli studenti di oggi uscire dalla propria vecchia e malandata scuola media. Non ci rimane che restare in attesa di vedere se la produzione imparerà dai propri errori e, cercando di prendere meno sul serio il franchise, creare dei nuovi capitoli di The Ring che si possano avvicinare ai fasti di quello che è stato il film uscito nel 2002 sugli schermi europei.

 

 

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