Ben Affleck torna dietro (e davanti) la macchina da presa 5 anni dopo il trionfante Argo, vincitore del premio Oscar come miglior film nel 2012. Tratto dall’omonimo romanzo di Dennis Lehane, La Legge Della Notte ci porta negli anni del Proibizionismo statunitense, tripudio di gangster e contrabbando. Il buon Ben sarà riuscito a centrare ancora il bersaglio?

Il 28 febbraio scorso siamo stati invitati nella cornice noir dello storico cinema Arlecchino, nel cuore di Milano, per assistere all’anteprima del quarto film diretto da Ben Affleck, del quale è anche protagonista: La Legge Della Notte. Per la sceneggiatura l’attore si è affidato ancora una volta, dopo Gone Baby Gone (suo esordio da regista), a Dennis Lehane e ai suoi romanzi (da cui sono stati tratti anche i fantastici Mystic River di Clint Eastwood e Shutter Island di Martin Scorsese), questa volta con l’intento di trasportarci in uno spaccato di vita criminale degli Anni Ruggenti, tra la fredda Boston e l’assolata Tampa. Scopriamo insieme se Affleck sarà riuscito a confezionare un film capace di rivaleggiare coi capisaldi del genere gangster, in uscita oggi nelle sale italiane. Buona lettura!

“Sono partito soldato… Sono tornato fuori legge.”
il fuorilegge joe coughlin torna dalla Grande guerra con l’obiettivo di vivere libero dalle regole della società statunitense degli anni 20
Quando Joe Coughlin (Ben Affleck), figlio di Thomas Coughlin (Brendan Gleeson), noto e benestante funzionario di polizia, si arruolò nei Marines per combattere al fronte francese della Grande Guerra, lo fece senza la sicurezza di avere un biglietto di ritorno e col cuore colmo di patriottismo. Quello che trovò fu invece un’immane tragedia fatta di morte e crudeltà, che lo disilluse sugli ideali del proprio paese e gli fece promettere di non seguire più alcun ordine in vita sua. Scampato alle atrocità della guerra e rientrato nella natia Boston, Joe intraprese la carriera criminale, specializzandosi in rapine a mano armata insieme ai suoi due compari, pestando più di qualche piede importante della scena malavitosa bostoniana. Un palcoscenico sul quale due boss si contendono la città e il suo traffico di alcolici (l’oro del Proibizionismo) come in una partita a scacchi, l’irlandese Albert White (Robert Glenister) e l’italiano Maso Pescatore (Remo Girone); Joe finisce a lavorare per il primo, tenendo fede alle sue origini irlandesi e restando invischiato in una torbida e passionale storia d’amore con la fidanzata del malvivente, la tipica ragazza che “si accompagna ai fuori legge” come gli dice suo padre, la conturbante Emma Gould (Sienna Miller). Naturalmente questo fragile equilibrio è destinato a infrangersi; quando Pescatore gli fa la classica “offerta che non si può rifiutare” con l’obiettivo di eliminare White dall’interno, Coughlin rispedisce imprudentemente l’offerta al mittente. Di li a poco il capo-mafia irlandese verrà a scoprire della liaison tra Emma e Joe, con tutte le drammatiche conseguenze che seguiranno e che diverranno la vera colonna portante delle scelte del protagonista; il desiderio di vendetta lo porterà a prendere possesso del traffico di Rum ad Ybor City, quartiere latino di Tampa, nell’assolata Florida, questa volta sotto gli ordini del mafioso italiano, il quale lo spronerà ad espandere il proprio dominio anche su droga e gioco d’azzardo. Proprio qui il film prenderà davvero il via.

Setting “Caliente”, dialoghi… Tiepidi
la bellezza del setting è mitigata da un’altalenante qualità dei dialoghi
Una volta spostato il set in quel di Tampa, veniamo travolti da un’atmosfera latina assolutamente trascinante e da alcuni scorci paesaggistici di rara bellezza, in contrapposizione con la fredda (nell’architettura e nel clima) Boston; il quartiere di Ybor è un meltin’ pot di culture caraibiche, ispaniche e mediterranee, dove risuonano costantemente le allegre note della musica cubana, con le sue trombe e i suoi balli passionali, sfondo di una fiorente attività criminale dove Joe intraprenderà una fulminante carriera di businessman del contrabbando, aiutato dal vecchio compare italo-americano Dion Bartolo (Chris Messina), con cui aveva perso i contatti dopo una tragica rapina. Il film viaggia sempre veloce, anche troppo, portando a desiderare una narrazione più corposa e meno sbrigativa, dato che le premesse delle varie scene sono sempre interessanti; la frettolosità nel dipanare la sceneggiatura lascia invece di tanto in tanto con l’amaro in bocca. In questo i dialoghi non aiutano, spesso piuttosto stereotipati e ancorati ai canoni che vigono nel genere gangster movie da decenni; questa poca cura nelle battute stride con la bellezza visiva del film, che avrebbe meritato sceneggiatura più ricercata e d’impatto.

Ne è un chiaro esempio una delle scene che da inizio alla love story tra Joe e la splendida Graciela Corrales (Zoe Saldana), la quale tiene le redini, insieme al fratello Esteban, del mercato nero del Rum. Dopo un tragitto in motoscafo sul dipinto naturale delle paludose Everglades, immersi in un tramonto di incredibile fascino, i tre arrivano in quella che sembra la palafitta di un pescatore; all’interno un tripudio di sonorità e cultura cubana, nel quale Graciela si lascia andare ad un sensuale ballo, osservata da un ormai follemente innamorato Joe. La vera bellezza della scena è il dialogo non verbale dei loro corpi, a cui lo scolastico copione non riesce a tenere testa. Non è un caso se le scene più riuscite siano quelle prettamente d’azione, esaltate da una regia veloce e realistica, senza esagerazioni o inutili fronzoli, in pieno stile hardboiled. Divertenti invece i siparietti tra Coughlin e Bartolo, capaci di mitigare la crudezza di alcune scene. Non si può comunque dire che la trama sia scialba, anzi; amore, affari loschi, razzismo, politica e colpi di scena spiazzanti riescono ad appassionare lo spettatore per tutti i 129 minuti, rendendo la visione più che piacevole, il tutto condito da un taglio registico che ricorda una versione anni ’20 di The Town. Piacevole inoltre la scelta della voce narrante fuori campo, interpretata dallo stesso Joe Coughlin, che dona un ottimo taglio letterario a tutto il film.

Un cast corposo come un buon Rum
elle fanning è la vera star del cast: straordinaria
Bisogna dare atto a Ben Affleck di scegliere sempre un cast di prim’ordine per i suoi film. A partire da se stesso, che ci regala una buona variazione sul tema del classico gangster, passando per un Remo Girone senza scrupoli, molto apprezzato nei nostri confini e particolarmente a suo agio in un ruolo a lui tutt’altro che sconosciuto. La vera stella però è l’astro nascente Elle Fanning, classe 1998, che dopo The Neon Demon torna a bucare lo schermo con un personaggio controverso e affascinante tra sacro e profano, vera chiave di volta dell’intera pellicola che percuoterà il plot fino alla fine. A lei, nei panni di Loretta Figgis, sono state affidate le migliori battute dell’intero film, un turbine di furore religioso e oscurità interiore incorniciata da una bellezza pura ed eterea costantemente ripresa in primo piano. Il vero colpo di genio è introdurla quasi come una comparsa, per poi vederla ritornare diversi minuti dopo sotto una veste totalmente diversa e shockante rispetto all’apparizione concessale fino a quel momento, finendo col diventare il personaggio più rilevante dell’intera vicenda.

Da sottolineare anche la scanzonata simpatia latineggiante di Chris Messina e le prove dei due amori di Joe, quello di Boston, Sienna Miller e quello di Tampa, Zoe Saldana. Entrambe rispecchiano al meglio due facce della stessa medaglia dell’epoca; la “cattiva ragazza” arrivista e amante del lusso, pronta a vivere la vita d’un fiato, senza pensare al domani, e poi la self-made-woman arrivata da Cuba con un bagaglio di nobili ideali messi al servizio dell’attività criminale, che era vista dal popolo come un bene da proteggere. Due donne e due interpretazioni interessanti, che confermano la potenza del lato rosa del cast. Chiude il cerchio un ottimo Chris Cooper interpreta il padre di Loretta nonché sceriffo di Ybor, Irving Figgis, anch’esso personaggio chiave delle vicende, contraddistinto da un interessante modo di arginare la criminalità. L’intreccio emotivo con la figlia, Joe Coughlin e il folle cognato ed esponente del Ku Klux Klan, R.D. Pruitt (Matthew Maher), lo sgretolerà inesorabilmente, di pari passo con la costante escalation recitativa di Cooper.

Sbalzi di temperatura sull’asse Boston-Tampa
Il film fa il suo dovere e intrattiene dall’inizio alla fine, scivolando via piacevolmente e raccontando una storia assolutamente non banale, nonostante il primo impatto. Ad una scenografia eccezionale fanno però da contrappeso una sceneggiatura troppo frettolosa e dei dialoghi non sempre all’altezza del cast, che per fortuna non fanno sfigurare una radiosa Elle Fanning. L’impressione è che Ben Affleck abbia voluto condensare troppe cose in poco più di 2 ore, rendendo la narrazione si veloce e mai noiosa, ma anche poco profonda e in generale priva di quello spessore che avrebbe sicuramente meritato, date le premesse. La Legge Della Notte soddisferà comunque gli amanti del genere gangster, pur non rappresentando certo un nuovo classico, con scene d’azione al cardiopalma mescolate con storie d’amore che vengono esaltate (come spesso accade) dal setting noir, come il sale esalta il sapore della Tequila.

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