Redazione ILVG

Speciale Kong: Skull Island – Un gorilla tra i Muti

2014: nelle sale di tutto il mondo esce Godzilla, quello che per molti è un semplice remake dei tanti film usciti a cavallo tra gli anni 70 con protagonista il lucertolone un po’ cresciutello che si divertiva a devastare il Giappone.
 2017: Legendary Pictures annuncia la nascita del Monsterverse che, oltre ad includere Godzilla, inserisce tra le proprie fila il gorilla pelosone alto trenta metri, che tutti noi conosciamo come King Kong. Un universo che, entro tre anni includerà altri 2 film Godzilla: King of Monsters (2019), e Godzilla vs. Kong (2020).

Chi non conosce King Kong? Forse uno dei personaggi più iconici tra i “mostri” cinematografici, apparso in molti film e spesso abusato nell’iconografica classica dei fenomeni da baraccone. Era il 1933 quando per la prima volta viene proiettato nelle sale l’originale King Kong; la storia la sappiamo tutti tra i vari sequel, prequel, spin-off, remake (ultimo in ordine cronologico il King Kong di Peter Jackson del 2005), a grandi linee  la trama segue questa struttura: una troupe cinematografica si avventura nell’Isola del Teschio per alcune riprese, ma gli indigeni del posto rapiscono Ann (l’attrice che accompagna la troupe) per sacrificarla al loro dio, un enorme gorilla. Dopo varie vicissitudini il bestione viene catturato e portato a New York come fenomeno da baraccone, ma Kong si ribella e sale sul grattacielo (l’Empire State Building n.d.andrea) più alto della città con l’amata Ann, per poi essere abbattuto dall’aviazione.

Ma andiamo con ordine, il 16 novembre mi sono imbattuto per la prima volta in Kong: Skull Island  grazie al trailer rilasciato da Warner Bros. su Youtube e sin dal primo momento rimasi incuriosito da questo nuovo film sul Re dei primati. Ma come spesso capita era rimasto in me un alone di scetticismo anche a causa dei tanti, troppi film che dopo un trailer esaltante si sono rivelati decisamente sotto le aspettative.

Il 27 febbraio siamo stati invitati da Warner Bros. Italia e Legendary Pictures alla visione di Kong: Skull Island presso la Multisala Gloria di Milano, così ho potuto aver modo di toccare con mano anzi, di vedere con i miei occhi se questo Kong, in uscita nelle sale italiane oggi 9 marzo, fosse il film che il trailer ha fatto trasparire oppure no.

Caro Billy… I mostri esistono
Con un budget  di 190 milioni di dollari possiamo considerare Kong: Skull Island un kolossal nelle mani di un bambino, la regia è stata infatti affidata a Jordan Vogt-Roberts, sconosciuto regista di Detroit che pare fregarsene dei costi di produzione usandoli per creare un B-Movie, ma con effetti speciali da tripla A. Altrettanto da Blockbuster è il cast capitanato da un John Goodman in splendida forma affiancato da Brie Larson, Jing Tian, John C. Reilly, Samuel L. Jackson e Tom Hiddleston (questi ultimi due fan pensare che da un momento all’altro possa apparire l’intero cast di Avengers). 

Il film inizia nel 1944 da qualche parte nel Mar del Pacifico e capisco subito che rispetto a Godzilla, dove il mostro non si vede per i primi 60 minuti, qualcosa è cambiato. Ci vogliono infatti poche scene, dove assistiamo velocemente ad un ottimo combattimento tra un marine e un samurai e subito si può ammirare la maestosità del re dell’Isola, Kong.

È il 1973, siamo a Washington, Casa Bianca, Richard Nixon ha appena annunciato il ritiro dal Vietnam; lo scienziato Bill Randa (John Goodman), esponente di M.O.N.A.R.C.H (una società scientifica segreta statunitense),  riesce a trovare il Budget necessario per andare su un’isola appena scoperta – l’isola del teschio-, grazie ad alcune foto satellitari, e scoprire cosa nasconde. Si farà aiutare dal colonnello Preston Packard (interpretato da Samuel L. Jackson) con il suo squadrone (in quella che è un’enorme citazione ad Apocalypse Now ed alla sua scena più iconica, l’arrivo degli elicotteri con la Cavalcata delle Valchirie di Wagner) e dall’esploratore James Conrad (Tom Hiddleston).

Non si va a casa degli altri a sganciare bombe… a meno che non si voglia iniziare una guerra
Tutto molto bello se non fosse che l’isola è popolata da creature incredibili che non prendono proprio benissimo l’intrusione da parte degli umani. Infatti Kong ci impiegherà poco per abbattere tutti gli elicotteri inviati sul posto per “studiare” l’isola grazie anche ad alcune cariche lanciate per sondare il terreno. Da qui iniziano due storie parallele, la personale battaglia tra il colonnello Packard e Kong da una parte, la corsa per la salvezza di tutti i protagonisti dall’altra; In mezzo possiamo conoscere anche gli abitanti dell’isola, un mix di animali un po’ troppo cresciuti ma innocui contrapposti agli umani che abitano li da tempo immemore che però non parlano. In questo mondo ai confini del mondo si inseriscono gli Strisciateschi, creature mostruose che cercano di sconfiggere il gorilla per potersi espandere nel mondo. Chi riuscirà nel proprio intento?

 

B-Power
un B-Movie, ma non un film di serie B
Kong: Skull Island può essere considerato a tutti gli effetti un B-Movie, ma non un film di serie B; dove i personaggi umani non si prendono troppo sul serio , dove tutta l’attenzione è su Kong. Un personaggio che si dissocia dal classicismo e non si innamora della bella di turno , ma ha un’umanità mai vista prima. In questo film Kong è vittima e carnefice, è figlio, è Re, è Nemico, è più grande che mai (in alcune battute azzardano un centinaio di metri, in realtà molto meno), è forse quello che sarebbe sempre dovuto essere Kong.

Jordan Vogt-Roberts era sconosciuto prima di Kong: Skull Island, ma riesce ad uscirne più che bene da un film che poteva cancellargli la carriera prima ancora di iniziare.

Il regista tanto giovane quanto incosciente, dall’alto della sua innocenza riesce a creare un film leggero e a tratti divertente, un film che non pretende di essere un kolossal, ma che cerca di avere una forma ben definita. Kong: Skull Island strizza l’occhio ad alcuni capolavori del cinema hollywoodiano (Apocalypse Now e Full Metal Jacket) forse a causa o grazie al periodo storico in cui è incastonato, ma cerca di non allontanarsi da quello che è il suo mondo: i film di mostri Giapponesi, filone a cui si avvicina e ci si piazza di diritto grazie agli Strisciateschi e a tutto quello che lascia in sospeso in particolare nella scena post-credit (se ve lo stavate chiedendo si, c’è una scena dopo i titoli di coda – sono avengers quelli che sento?-),  e i B-movie che tanto piacevano negli anni 70 (infatti la sceneggiatura sembra stata scritta in quel periodo), ma che tanto stanno tornando di moda (Sharknado Docet). Tutto questo si traduce nella decisione di mostrare sin da subito Kong, riuscendo a rendere così il gorilla il reale protagonista del film, Assieme a quei mostri che man mano verranno introdotti in diversi modi durante la pellicola relegando il cast umano a semplice comparsa.

Viva il Re
Ma quindi vale la pena vedere Kong: Skull Island? Si, certamente non posso considerarlo un capolavoro del cinema, ma contestualizzato e preso per quello che è, risulterà godibile per la maggior parte del film riuscendo a volte a strapparvi una risata. Kong: Skull Island è consigliato a tutti gli amanti del genere, ma anche a chi ha voglia di passare due ore a perdersi in una natura incontaminata con la giusta dose di mostri, battaglie e ignoranza. Il punto forte non sarà certamente la sceneggiatura che risulta realmente debole, stereotipata e infarcita di citazioni che, agli appassionati di cinema suoneranno come note stonate.

Un film che si distacca dal classico King Kong
Jordan Vogt-Roberts riesce ad essere una sorpresa, mettendo in scena una pellicola che riunisce alcuni temi cari alla filmografia, dalla scoperta di quello che viene considerato l’ultimo luogo incontaminato del mondo, passando per il terrore dell’ignoto fino ad arrivare a quello che è da sempre uno dei più grandi deterrenti di tutti i bambini: i Mostri. Il regista è riuscito a creare il tipico film mordi e fuggi (che verrà ricordato per il tempo di un boccone), ma che nell’economia di quello che ora viene conosciuto come Monsterverse sicuramente avrà un posto d’onore (non me ne voglia Godzilla), riuscendo inoltre nell’ardua impresa di distaccarsi dal King Kong classico.

 

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