Per la seconda volta da quando abbiamo inaugurato la rubrica “Il Videogiocatore al Cinema” ci trasferiamo nel Sol Levante per parlarvi di un anime giapponese, Your Name. Quinto lungometraggio di Makoto Shinkai, regista 43enne da più parti definito erede di Hayao Miyazaki, Your Name giunge in Italia grazie alla collaborazione tra Dynit e Nexo Digital, che ha permesso di organizzare tre giornate di proiezione del film in alcuni cinema selezionati, dal 23 al 25 Gennaio. Un vero e proprio evento, giustificato dalla curiosità internazionale che si è sviluppata attorno alla pellicola che nelle sale giapponesi è proiettato ininterrottamente dallo scorso Agosto, e che è diventato a livello mondiale il film anime con i maggiori incassi di sempre

Makoto Shinkai, in bilico tra legami e distanze
Makoto Shinkai è da tempo considerato l’astro nascente dell’animazione giapponese. Il suo nome è comparso sui radar degli appassionati nel 2002 con il cortometraggio Voices of a Distant Star (Hoshi no Koe), realizzato amatorialmente in 7 mesi di lavoro, sfruttando esclusivamente un Power Mac G4 ed alcuni programmi di grafica. Da allora Shinkai, affiancato da uno staff di produzione vero e proprio, ha creato varie opere caratterizzate da un’attenzione maniacale all’impianto visivo e dalle tematiche ricorrenti dell’incomunicabilità e della distanza tra le persone, tanto materiale (nel tempo e nello spazio, come in Voices of a Distant Star) che immateriale (il divario anagrafico e sociale ne Il Giardino delle Parole, la vita che spinge in direzioni diverse in 5 cm per second). Anche Your Name è caratterizzato da queste tematiche di fondo ma per la prima volta abbandona il romantico pessimismo delle opere precedenti per introdurre un elemento positivo, un legame che va oltre le distanze e l’incomunicabilità.

“Ma tu, chi sei?”
Distanti sono i protagonisti di Your Name. Mizuha e Taki sono due adolescenti giapponesi, studenti delle superiori. Lei abita ad Itomori, fittizio villaggio nella realmente esistente regione montuosa di Hida, prefettura di Gifu, nel pieno del Giappone più rurale e meno abitato. Lui vive nella frenetica metropoli di Tokyo, dove divide le sue giornate tra scuola, uscite con gli amici e lavoro part time. Per motivi ignoti tanto allo spettatore quanto ai protagonisti, Mizuha e Taki inizieranno a scambiarsi di posto, vivendo alcuni giorni della settimana l’uno nel corpo dell’altra e viceversa. Così come i dettagli di un sogno svaniscono dopo il risveglio, nessuno dei due ragazzi sarà in grado di ricordare il nome dell’altro, e Taki e Mizuha non riusciranno mai a comunicare direttamente, lasciandosi però messaggi scritti nei rispettivi diari. La prima parte del film si concentrerà su questa bizzarra situazione, con toni a metà tra lo slice of life e la commedia romantica. Sarà un grosso ed imprevedibile colpo di scena nella parte centrale di Your Name a cambiare le carte in tavola, introducendo un elemento drammatico e più strettamente fantastico, certamente influenzato dai grandi disastri naturali che hanno colpito negli ultimi anni il Sol Levante e che sono ancora ferite aperte nell’inconscio collettivo della società giapponese.

Your Name

 

Quasi un film Ghibli
Your Name è davvero un film che parla di distanze e di legami, a tutti i livelli. Taki e Mizuha non si incontrano mai, ma abitano gli stessi corpi. Itomori e Tokyo non potrebbero essere più diverse, ma sono entrambe realtà inequivocabilmente giapponesi, diversissime eppure legate da uno stretto filo conduttore. E se la rappresentazione della città è ormai quella tipica di molti film di Shinkai, le immagini della campagna e delle sue tradizioni riportano alla mente molte opere del maestro Miyazaki. Il paragone tra i due registi, in passato spesso tirato in ballo a sproposito, per la prima volta in Your Name è davvero calzante, e l’ultima opera di Makoto Shinkai ha per certi versi il feeling di un film Ghibli. Sicuramente è merito del contributo del direttore dell’animazione Masashi Ando, che in passato ha lavorato proprio a molti anime targati Ghibli. Lo stile di Shinkai, riconoscibilmente ipercromatico ed iperrealistico, è meno marcato in Your Name. Ad un primo sguardo il film potrebbe sembrare meno appariscente delle precedenti opere del regista, ma non è assolutamente meno curato, come mostrano alcune inquadrature di oggetti quotidiani come cellulari e porte scorrevoli realizzate quasi con maniacalità. Limitando gli orpelli grafici eccessivi ed alcuni barocchismi, l’impianto visivo di Your Name guadagna in consistenza e gradevolezza e mostra la maturità raggiunta da un regista che non ha più bisogno di esercizi di stile per impressionare lo spettatore. L’impianto sonoro è probabilmente altrettanto responsabile del successo di Your Name quanto quello visivo. La colonna sonora, scritta e realizzata dalla rock band giapponese Radwimps, contiene alcuni brani che sono diventate delle vere e proprie hit in madrepatria, come la oramai celebre Zen Zen Zense, ed accompagna perfettamente gli avvenimenti ed i dialoghi del film.

 

Your Name è l’opera della maturità di Shinkai
Your Name merita quindi la visione? Makoto Shinkai è davvero l’erede di Hayao Miyazaki? La risposta alla prima domanda è sì, quella alla seconda è no. Your Name è sicuramente il miglior film che Shinkai abbia diretto finora, il più completo, il più ricco a tutto tondo, il più godibile anche dallo spettatore casuale. Non è comunque un film perfetto, visto che tende a ricadere in alcuni dei difetti tipici delle opere dell’autore come un sentimentalismo a tratti eccessivo e che rischia di scadere nel melenso. A sua discolpa possiamo comunque dire che a differenza delle opere precedenti, dove questa attitudine appariva quasi forzata, magari per ottenere il consenso di un certo tipo di pubblico, in Your Name finalmente è organica, giustificata, coerente con le scelte e col percorso di tutta la pellicola. Shinkai non ha ancora certamente la maturità, la ricchezza tematica e la vena poetica di un Miyazaki, ma dopo 15 anni passati da eterna promessa non realizzata dell’animazione giapponese è finalmente riuscito a realizzare un film bello, soddisfacente, non monotematico o monodimensionale, non barocco e non melenso per il gusto di esserlo. Your Name è l’opera della maturità di Shinkai, l’opera dalla quale, speriamo, la sua carriera prenderà la svolta che un giorno, allora sì, lo porterà nell’olimpo dell’animazione giapponese.

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