Questo periodo dell’anno per tradizione fa rima con due cose: piani più o meno complicati per tenere a bada i parenti ed il fuoco di fila di situazioni (e momenti) imbarazzanti che le feste portano in dono e i tradizionali bilanci di fine anno. E a questo proposito come ogni anno da che I Love Videogames è aperto ce ne occuperemo a Gennaio, con i nostri I Love Videogames Awards ad eleggere il GOTY della nostra community (seguiteci sulla nostra pagina Facebook per votare il vostro gioco dell’anno) e le tradizionali top 10 dei redattori qui sul sito.

Ma, visto che nei passati 258 giorni (numero che fa tanto Kingdom Hearts) ci siamo più o meno divertiti ad assegnare una valutazione numerica ai vari titoli che abbiamo recensito, quest’anno abbiamo pensato di propinarvi anche la nostra Selection redazionale di questo 2016. Ecco quindi i 15 titoli che quest’anno si sono accaparrati la valutazione più alta sulle nostre pagine, rigorosamente in ordine di giudizio (e a parità di voto, in ordine alfabetico).

Battlefield 1

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Battlefield 1
 

Electronic Arts quest’anno indubbiamente ci ha dato, rilasciando due sparatutto in prima persona diametralmente opposti ma di indubbia caratura come Battlefield 1 e Titanfall 2. Due approcci agli antipodi, che hanno visto da una parte il gameplay ragionato della serie DICE, autentico e all’altezza della tradizione della serie (nonostante qualche semplificazione ludica, se si guarda dalle parti della balistica) e dall’altra la frenesia di Respawn, capace di divertire online e di convincere quanto (se non più) del primo capitolo dello studio nonostante le diverse modifiche apportate sotto la scocca dell’esperienza.  Due signori sparatutto insomma, in un’annata che è stata generosa come non mai con il genere, ma alla fine nella nostra Selection entra (di misura) Battlefield 1, capace di regalare ai giocatori una delle migliori campagne mai visto all’interno del franchise e, in definitiva, di rilasciare un capitolo che si contende il trono di migliore della serie con l’immortale Bad Company 2.

Dark Souls III

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Dark Souls III
 

Definito dal nostro Gaetano “a conti fatti il miglior capitolo dell’intera serie”, vincendo anche il confronto a distanza con quel Bloodborne uscito un anno fa, Dark Souls III segna il ritorno di Hidetaka Miyazaki dietro la trilogia che di fatto ha sdoganato il fenomeno Souls a cavallo tra questa e la scorsa generazione. Ed il risultato, se si chiude un occhio sulle solite magagne tecniche cui From Software ormai sembra essersi abbonata, è sotto gli occhi di tutti, dato che con i classici difetti il team giapponese fortunatamente ripropone i soliti pregi della serie, ad iniziare da un impianto artistico dannatamente evocativo (aiutato anche dall’ottimo accompagnamento sonoro) e dalla tendenza ad accanirsi sugli errori del giocatore che fa parte ormai del DNA del filone.

Dishonored 2

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Dishonored 2
 

Corvo ed Emily ci avevano già conquistato in quel di Colonia lo scorso Agosto, dove il duo aveva fatto ampia mostra di un gameplay all’apparenza davvero solido e di una componente artistica ispiratissima e decisamente originale, a metà tra Steampunk e Gotico. Qualche imprecisione nel battle system, qualche peccato di gioventù a livello di controlli, ma pad alla mano indubbiamente una delle esperienze stealth più riuscite nell’anno, tanto più che come nel primo capitolo gli approcci ad ogni livello sono molteplici e la cura per i dettagli ha dell’incredibile, tanto da riuscire davvero a convincere il giocatore di star interagendo ed influenzando il mondo di gioco nel corso della sua esperienza.

Doom

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Doom
 

La migliore e più grande lettera d’amore a quello che lo sparatutto in prima persona era negli anni d’oro di id Software, quando i due John (Carmack e Romero) hanno inventato, reinventato e di nuovo rivoluzionato un genere (non a caso, come abbiamo visto Doom Clone è praticamente la prima dicitura che il mondo ha utilizzato per gli FPS). Lettera scritta a cuore aperto, attingendo al vecchio per portare boccate di ossigeno in un genere che da anni propone veramente poco di nuovo, facendo riscoprire ai giocatori il fascino delle mappe enormi e labirintiche (stipandole poi di citazioni e richiami alla “mitologia” della serie) e togliendosi anche lo sfizio di proporre una componente multiplayer con un forte retrogusto Arena, in attesa di vederci più chiaro sul prossimo Quake.

Gears of War 4

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Gears of War 4
 

Lo abbiamo già detto che è stata una grande annata per gli sparatutto? Gears of War 4, di ritorno sul mercato dopo l’aperitivo dato dalla Ultimate Edition del primo capitolo (e dal grande ritorno dei primi tre titoli della serie su One tramite la retrocompatibilità della console di Redmond) non può che certificare l’affermazione, offrendo un ritmo di gioco che potremmo paragonare a quello di un treno in corsa e, in definitiva, segnando un nuovo inizio per il franchise che si candida ad essere per la fu IP di Epic Games quello che Il Risveglio della Forza è stato per Star Wars.

INSIDE

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INSIDE
 

Sequel spirituale di LIMBO e partorito ovviamente dallo stesso team di sviluppo (i danesi Playdead), INSIDE riesce addirittura a spingersi un po’ più in là, mettendo la grafica al servizio della comunicazione ma allo stesso tempo non dimenticandosi, mentre il titolo cerca di comunicare il suo messaggio, di inseiredegli enigmi riuscitissimi e ben ponderati dagli autori. Forse un po’ corto rispetto al prezzo richiesto per il biglietto, ma vale sicuramente sedersi in poltrona pad alla mano: uno dei titoli indipendenti più riusciti dell’anno, assieme ad Owlboy e a Pony Island (che aveva aperto le danze a Gennaio).

Pokémon Sole/Luna
 

Per quanto la performance che Game Freak ha spremuto da 3DS (specie se si decide di giocare al titolo sull’ormai vetusto primo modello della portatile Nintendo) Pokémon Sole e Luna indubbiamente riescono in un obiettivo che X e Y avevano solo sfiorato e i capitoli usciti su DS, in massima parte, avevano volutamente ignorato: dare una svecchiata alla serie. La settima generazione è infatti la generazione in cui la serie si avvicina al gioco di ruolo tradizionale, andando ad inserire aspetti più vicini a quelli che legittimamente ci si aspetta di trovare in un RPG e, in parallelo, abbandona alcuni aspetti tremendamente superati come le amate/odiate Macchine Nascoste. Specie se ci si rassegna al lavoro di semplificazione iniziato già da tempi non sospetti (vedere soprattutto Pokémon Nero e Bianco), uno dei migliori capitoli del franchise, e indubbiamente uno di quelli più coraggiosi.

Ratchet & Clank

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Ratchet & Clank (2016)
 

Insomniac torna a casa e lo fa col botto, in un’annata che sicuramente ricorderemo come una delle più ricche per quanto riguarda PS4. Il successo di questo reboot per una delle coppie più di successo dell’epoca PlayStation 2 è presto spiegato: lancio a prezzo budget, ottimo mix di meccaniche sospese tra action e platform e un ottimo lavoro dal punto di vista tecnico, il tutto condito con il classico umorismo carismatico della serie.

Rez Infinite

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Rez Infinite
 

Il 2016 è anche stato l’anno in cui il matrimonio tra videogiochi e Realtà Virtuale, non senza qualche perplessità, si è di nuovo consumato: Rez Infinite a questo proposito è probabilmente quanto di meglio PlayStation VR possa offrire, una tappa obbligatoria per tutti quelli che hanno acquistato o pensano di acquistare la periferica che ricambierà i coraggiosi immergendoli in un mondo dove musica e immagini si fondono per dare vita ad una vera e propria esperienza.

World of Final Fantasy

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World of Final Fantasy
 

Nell’anno di Final Fantasy XV il capitolo della serie di jRPG per antonomasia che più ci ha convinto (o che quantomeno ha convinto il nostro Marco Lettiero, che ha seguito entrambe le recensioni) è il più sottovalutato World of Final Fantasy, capace di regalare tanto fanservice e di mettere sul piatto una buona storia, condita da un impianto artistico di spessore e da qualche buona idea come lo stack, che però si scontra con la difficoltà non eccezionale del titolo.

XCOM 2

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XCOM 2
 

Lo strategico dell’anno, capace di prendere quanto non funzionava nel predecessore (molto poco, in realtà) e limando il tutto riuscire a trovare la quadratura del cerchio anche su console, con una transizione da mouse e tastiera verso il controller mai indolore quanto in questo caso. Insomma, un must have per tutti gli appassionati del genere.

Zero Escape: Zero Time Dilemma
 

Degna conclusione del trittico iniziato con 999 e proseguito con Virtue’s Last Reward, Zero Time Dilemma è una delle esperienze narrative più fuori dagli schemi e appaganti dell’anno, capace anche di caratterizzare magistralmente i personaggi messi in scena e di farsi accompagnare da una colonna sonora la cui caratura è sicuramente indiscutibile. Leggasi “cosa aspettate a giocarvi la trilogia?”

NBA 2K17

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NBA 2K17
 

La corona di titolo sportivo quest’anno si va ad adagiare sul capo di 2K, che con un ottimo capitolo “baskettaro” (che tra le altre cose vede il ritorno della modalità carriera e sistema tutti i problemi online delle precedenti puntate) va a portare sullo schermo della TV di casa un prodotto mai così vicino a quello che succede davvero sul campo da pallacanestro, in virtù di un gameplay rimaneggiato in meglio e reso più realistico, andando per esempio ad introdurre dei fondamentali un po’ più “sporchi” nell’esecuzione e meno scriptati e “perfetti” (come succede nelle partite vere, d’altra parte).

The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel II
 

Grande annata per gli sparatutto, ma i giochi di ruolo, specie quelli giapponesi, non sono certo stati da meno: Trails of Cold Steel II certifica questa seconda giovinezza del genere, andando a riprendere quanto di buono visto con il primo capitolo della serie e migliorando sostanzialmente tutto, senza stravolgere o voler rivoluzionare a tutti i costi quella che era già una base decisamente solida.

Uncharted 4: Fine di un Ladro
 

Naughty Dog è riuscita (e questo è il parere di chi sta scrivendo in questo momento) a confezionare con Uncharted una saga in crescendo, che partendo da un primo capitolo che comunque aveva già le idee chiare è definitivamente esplosa con Il covo dei Ladri e ha migliorato tutto il pacchetto con L’inganno di Drake (ma perché perdo tempo a raccontarvelo quando c’è la recensione della Nathan Drake collection apposta per quello?). Fine di un Ladro aveva il difficilissimo compito di chiudere il sipario sul cacciatore di tesori più famoso su PlayStation 4 (scusa, Lara), senza lasciare questioni in sospeso di sorta e andando ad esaurire un ciclo che ha fatto la fortuna di PS3. E lo fa alla grandissima, grazie ai soliti dialoghi dannatamente ispirati, i suoi personaggi dalla battutina facile (ma insospettabilmente profondi, dietro tutte quelle spacconate) e anche, inutile nasconderlo, la potenza di calcolo extra che PS4 ha garantito allo studio. Il risultato è in una parola imperdibile, tanto che il nostro Guido con il verdetto augurava ai lettori di trovare una ragazza che li guardasse come lui guarda l’ultima fatica di Naughty Dog. In attesa, ovviamente, di lustrarsi gli occhi (e anche qualche appendice non meglio specificata) con The Lost Legacy e con The Last of Us Part II.

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