Per generazioni intere, il nome Final Fantasy è stato, e continua ad essere oggi, sulla bocca di chiunque sia almeno lontanamente interessato al mondo dei videogiochi. A seconda dell’epoca e delle condizioni del mercato videoludico prese in considerazione, questa saga ha assunto sfumature e significati sempre differenti e in continua evoluzione. Negli ultimi anni, questo cambiamento è stato percepito da una parte della fanbase storica del brand in modo quasi “brutale”, e per questo poco accettato. In effetti, Final Fantasy si è evoluto sin dalle sue origini di generazione in generazione, introducendo novità nelle meccaniche di gioco che permettevano di diversificare i vari capitoli tra loro. Dall’addio di Hironobu Sakaguchi, creatore della saga, questo processo si è però intensificato con dei sistemi di combattimento che hanno finito col portare una vera e propria inversione di tendenza rispetto alle origini. In occasione dell’uscita del quindicesimo capitolo del brand, Final Fantasy XV, noi di I Love Videogames cercheremo di proporre un’analisi su cosa ha rappresentato per anni questo nome e su come viene visto, invece, dalle nuove generazioni di giocatori.

 
Nel corso di questo excursus nel mondo di Final Fantasy, tratteremo solo ed esclusivamente i capitoli principali della saga, poiché sono gli unici che, chi più chi meno, hanno sempre cercato di mantenere validi gli elementi caratteristici del brand.
 
L’era NES
le origini di una saga leggendaria
La saga ha avuto origine sulla prima console domestica di Nintendo, il NES, per opera di Squaresoft e Hironobu Sakaguchi. Lo sviluppatore credeva che sarebbe stata la sua ultima creazione e la stampa specializzata del tempo attribuì il nome Final Fantasy ai problemi economici che l’azienda stava attraversando. Sulla “fantasia finale”, quella che sarebbe dovuta essere una sorta di canto del cigno, nessuno avrebbe puntato qualcosa, a causa dell’incredibile successo che stava riscuotendo Dragon Quest di Enix in Giappone. Contrariamente alle aspettative, però, il gioco vendette benissimo, con un notevole apprezzamento anche da parte della critica, permettendo a Square di risollevarsi. Negli anni a venire, sono stati aggiunti altri capitoli nella saga, lasciando inalterato il nome e aggiungendo soltanto una numerazione per distinguerli. Ad oggi, invece, continua ad essere considerato non solo tra i migliori titoli usciti su NES, ma riesce a piazzarsi bene anche nelle classifiche dei migliori giochi di sempre. Un destino simile è toccato poi al secondo e al terzo capitolo, entrambi di successo sia sul mercato sia per la critica del tempo.

 

 

L’era NES di Final Fantasy è stata caratterizzata da combattimenti a turni, con un’importanza fondamentale data al Job System e alle classi. Tutto questo costituisce quello che poi viene utilizzato per descrivere con immediatezza la saga e, come vedremo, ha funzionato come apripista per quella che poi è stata l’era SNES.

 

L’era SNES
l’evoluzione della narrativa
Con Final Fantasy IV, nell’anno 1991, si è dato inizio a quella che possiamo chiamare l’era SNES. Durante questi anni, i tre capitoli rilasciati su Super Nintendo Entertainment System hanno rappresentato uno dei momenti più proficui per la saga di Final Fantasy. In questa generazione, Square ha leggermente modificato la propria formula, con un esperimento che può dirsi più che riuscito. I protagonisti, infatti, hanno iniziato ad essere più curati da un punto di vista della caratterizzazione psicologica, così come il loro ruolo nelle vicende ha assunto un significato ben più profondo. Il cambiamento più importante è però presente nelle meccaniche di gioco, grazie all’introduzione dell’Active Time Battle. I turni continuano ad esserci, ma sono scanditi da una barra che avanza con lo scorrere del tempo. I fan storici della saga sono più che affezionati a questo sistema, al punto che, dopo i capitoli rilasciati su PlayStation 3 e Xbox 360, hanno sempre chiesto, a gran voce, un suo ritorno in grande stile, concessogli soltanto anni dopo con World of Final Fantasy.

 


Per approfondire:
Final Fantasy V
 

L’era SNES, rispetto a quella NES, è stata quindi protagonista di una trasformazione in un sistema di gioco più dinamico, pur non snaturandone in alcun modo le origini. Parimenti, rappresenta i primi tentativi, e forse anche i meglio riusciti, di costruzione di trame coinvolgenti e dall’alto spessore narrativo. Il grande salto, la vera e propria rivoluzione, è arrivata anni dopo con il rilascio di Final Fantasy VII e l’avvio di quella che chiameremo l’Era PlayStation.

 

L’era PlayStation
mondi memorabili e una maggiore offerta ludica
Con l’avvento di Sony sul mercato home console, Square trovò terreno fertile per cominciare un processo di svecchiamento della formula originale della saga, che così tanto successo aveva riscosso sulle console Nintendo. Final Fantasy VII, uscito nel 1997, suscitò subito scalpore tra gli appassionati, grazie alla sua sceneggiatura e al suo cast, ma soprattutto grazie alla componente grafica con dettagliatissimi sfondi pre-renderizzati e personaggi poligonali, scelta stilistica che è il filo conduttore dei tre capitoli usciti sulla scatola grigia. Le cutscene in computer grafica diedero ulteriore lustro al lato narrativo di questo trittico. La scenografia dei capitoli VII e VIII, contemporanea con elementi futuristici, venne totalmente ribaltata con il IX capitolo; all’alba del nuovo millennio, l’atmosfera fiabesca di questo episodio alleggerì i toni dei suoi predecessori, nascondendo però una trama profonda e dai contorni drammatici. Il battle system di questi capitoli si basava ancora interamente sull’Active Time Battle, introducendo però variabili uniche per ogni nuova iterazione: il VII puntava sul potenziamento delle abilità del party tramite Materia, l’VIII diede importanza fondamentale alle evocazioni dei Guardian Force, mentre il IX fece ritorno a un party formato da quattro personaggi con abilità uniche.

 

 

Ulteriore innovazione di questi capitoli fu una forte diversificazione dell’esperienza ludica, con minigiochi intriganti (impossibile non citare i giochi di carte Triple Triad e Tetra Master dei capitoli VIII e IX), sezioni a bordo di veicoli e variegate missioni secondarie. Dopo questo trittico, Square decise di rimescolare ancora una volta le carte in tavola, affacciandosi all’era PlayStation 2 con una gran voglia di stupire.

 

L’era PlayStation 2
X e XII: due capitoli in antitesi
Nel 2001, all’alba del secondo atto di PlayStation, Square rivoluzionò totalmente la formula della sua più famosa creatura, con una virata decisamente più netta rispetto al passato. Prima di tutto, Final Fantasy X abbandonò totalmente la mappa del mondo, optando per un percorso lineare con una mini-mappa a schermo, utile a segnalare l’obiettivo primario della missione in corso. Questa impostazione abbatté i tempi morti che spesso occorrevano nei capitoli precedenti, facendo vivere al giocatore un’avventura senza soluzione di continuità ma altresì ricca di segreti e luoghi da esplorare. In secondo luogo, l’Active Time Battle fu sostituito dal Conditional Turn Based, sistema di combattimento sempre a turni ma con alcune sostanziali differenze. Il tempo per scegliere una determinata azione da menu era ora illimitato, permettendo uno stile di gioco più ragionato e dividendo il turno in base alle statistiche di velocità dei personaggi coinvolti nelle schermaglie. Un rallentamento nel ritmo dei combattimenti, quindi, che non lasciava presagire la piega rivoluzionaria che avrebbe preso la saga sotto questo aspetto. Ulteriore innovazione del X capitolo fu l’accantonamento dei livelli dei personaggi, in favore dell’intrigante Sferografia, dove in base ai Punti Abilità accumulati in battaglia era possibile sbloccare una serie di miglioramenti e abilità uniche per ogni personaggio. Ulteriore nota di colore, il Blitzball, primo e unico sport giocabile ad apparire nella saga.

 

 

Dopo Final Fantasy X-2, seguito ufficiale del X capitolo (che divise in due critica e pubblico) dalle forti tinte J-Pop e nel quale venne reintrodotto il Job System, e l’XI, primo capitolo online della saga, nel 2006 l’ormai Square Enix (per la prima volta orfana di Hironobu Sakaguchi), fece irrompere sulla scena JRPG quello che è forse il capitolo più rivoluzionario del brand: Final Fantasy XII. Dopo l’esperienza lineare e compatta del X, in questo capitolo Square Enix decise di fare le cose in grande, creando un vastissimo open world (sebbene strutturato ad aree per questioni tecniche) con ambienti e città di generose dimensioni, telecamera libera e una libertà di movimento mai sperimentata prima. Ambientato nella Ivalice culla della serie Tactics, sbalordì a prima vista i giocatori di tutto il mondo, con la sua componente grafica fuori scala per l’epoca, un design di prim’ordine e una certa “occidentalizzazione” di base, in cui spiccava un combat system dalle tinte MMORPG. Il Gambit System infatti permetteva di controllare un solo personaggio, selezionando le azioni tipiche della serie in tempo reale, potendo impostare però tattiche e routine per il resto del party. I combattimenti, inoltre, per la prima volta nella saga principale non erano più casuali, con nemici visibili a schermo e senza alcuna interruzione tra esplorazione e battaglia. Il sistema di crescita tornava ora a livelli, ereditando però alcune componenti della Sferografia nel sistema di Licenze, fondamentale per far apprendere ai protagonisti nuove abilità. La strada del futuro della saga sembrava quindi tracciata, ma Square Enix, con l’avvento della settima generazione di console, cambiò tutto per l’ennesima volta.

 

 

L’era PlayStation 3/Xbox 360
la saga cambia nuovamente pelle
Tra il 2009 e il 2010 Square Enix rilasciò in tutto il mondo Final Fantasy XIII, su PlayStation 3 e Xbox 360, dando così inizio ad una nuova era per la saga. Questo capitolo si pone in netta contrapposizione con la precedente generazione, in particolare con Final Fantasy XII. La linearità delle mappe, infatti, finisce col prendere il sopravvento sulle vaste aree esplorabili messe a disposizione del giocatore, così come la scenicità dei combattimenti, delle ambientazioni e dei filmati assumono un ruolo decisamente primario. Nel tredicesimo capitolo (e nei due successivi che ne completano la storia), diventa quindi evidente quali siano le strade che la software house ha intenzione di far percorrere al brand. Quella che, per certi versi, possiamo chiamare “superficialità” ha permeato tutta l’era PlayStation 3/Xbox 360, con trame sottotono e meccaniche di gioco poco coinvolgenti da un punto di vista ludico, ma sicuramente gradevoli per l’occhio del giocatore.

 


Per approfondire:
Final Fantasy XIII
 

Fondamentalmente, gli anni che vanno dal 2009 al 2014 sono stati protagonisti del tentativo di dare un nuovo significato al concetto di turni, con esperimenti poco riusciti (testimone la sempre più fredda accoglienza della critica specializzata). Sebbene non sia stato un vero e proprio fallimento per Square Enix, solamente negli anni successivi si potranno vedere con chiarezza le conseguenze di questa generazione.

L’era PlayStation 4/Xbox One
Partendo dal lontano 1987, abbiamo ripercorso i trent’anni della saga fino ad arrivare a Final Fantasy XV, in uscita proprio oggi, 29 novembre. Durante il nostro excursus abbiamo messo in evidenza come si è evoluta la saga di Final Fantasy, ripercorrendo gli esperimenti e le strade provate da Square-Enix. Non vogliamo avere la pretesa di dire cosa accadrà in futuro, nei prossimi anni, e se i prossimi cambiamenti siano in meglio o in peggio, ma pare assai evidente come le meccaniche di gioco siano sempre più vicine a quelle di Kingdom Hearts piuttosto che a quelle di altri capitoli del brand. Per ora non ci resta che aspettare, con la speranza che questa saga non deluda i cuori di milioni di giocatori affezionati, a favore, magari, di un pubblico nuovo e più giovane.

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