Avete presente quel desiderio di chiudersi in casa, staccare il telefono, armarsi di birra e impugnare il pad per passare un’intensa giornata in compagnia dell’ultimo videogame acquistato e da tanto tempo atteso? Beh, nella mia vita attuale questo rimane un sogno. Chi vi sta scrivendo forse è un po’ troppo di parte, in quanto mi trovo a gestire 3 lavori contemporaneamente, una relazione stabile e, se Odino è con me, ad uscire di casa con gli amici una volta al mese giusto il tempo per non farmi odiare. Ad ogni modo credo che chiunque di voi sia passato dallo status di studente (medie o superiori) a quello di lavoratore (o di studente universitario) saprà come il titolo di questa nuova puntata di #amemipare sia la pura e semplice verità dei fatti. Ma prima di trarre conclusioni affrettate è il caso che vi racconti una storia. Non si tratta solo della “mia” storia, ma di quella di ognuno di noi e che, nel bene o nel male, ci rende uniti sotto la stessa bandiera. Quindi non perdiamo altro tempo e torniamo indietro sino all’epoca delle…

ELEMENTARI/MEDIE
Il periodo delle elementari/medie ci permetteva di avere tanto tempo libero, ma poca pecunia da spendere
C’era una volta un piccolo bambino che, in un giorno di sole come un altro, si trovò ad avere tra le mani un potente strumento di lussuria: il controller del “Super Nintendo” (o SNES, per i nazisti). Dandoci dentro più di Kratos durante un QTE, questo bambino riuscì a terminare il suo primo videogioco nei mesi seguenti (vi ricordate quando i giochi non avevano i checkpoint ed erano davvero difficili da completare?) e subito nacque in lui il bisogno di cominciare una nuova avventura. Ma come fare? I giochi costavano più di 100.000 lire e i soldi/videogames si riscuotevano solamente durante le festività (a meno che i genitori non ritenessero i videogiochi troppo violenti e decidessero di regalare il peggior incubo per un ragazzo di sesso maschile da 0 a 100 anni: i vestiti). L’unica soluzione per giocare a qualcosa di nuovo era quella di farsi prestare i videogames (che da ora chiameremo anche “la roba”, per evidenziare la similitudine con altri tipi di dipendenza) dagli amici, nella speranza che tutti non avessero comprato lo stesso titolo. Una volta entrati in possesso “della roba”, si tornava a chiudersi in camera, isolandosi dal mondo, fregandosene dei compiti da fare, ignorando gli amici (tranne per i titoli multigiocatore) e squagliandoci gli occhi sulle avventure di Mario/Link/Cloud/Chris/qualsiasi altro eroe della situazione. Erano bei tempi vero? Le run da 10-12 ore continue di Final Fantasy, il primo pomeriggio del doposcuola passato con il pad in mano, le continue sfide a tempo per migliorare i propri punteggi per poi sbattere in faccia ai nostri amici la nostra superiorità TOTALE. Certo, mancavano i soldi e spesso dovevamo ricorrere a prestiti per raggiungere l’obiettivo di giocare una nuova avventura, ma la vita era spensierata e, tra una puntata di Dragon Ball e una di Devilman, c’era sempre spazio per il nostro passatempo preferito. Poi sono arrivate le…

 

SUPERIORI
Le superiori ci permettono di avere più soldi, ma il tempo comincia già a scarseggiare
Gli anni delle superiori sono capaci di creare contrasti più forti di quelli visti su Dragon Ball Z Budokai 3. Il tempo si riduce, l’impegno scolastico (per forza di cose) è costretto ad aumentare e arrivano i primi soldi. Vuoi perché i genitori si sono finalmente rotti le scatole di regalare vestiti; vuoi perché i nonni si sono tramutati in piccoli maialini di porcellana da rompere durante le festività religiose; vuoi perché compaiono le prime possibilità di lavorare come camerieri/schiavi durante i fine settimana; il risultato non cambia. I soldi cominciano ad entrare e noi, che della “roba” ne abbiamo sempre bisogno 24/7, non facevamo tempo a guadagnarli che già li avevamo spesi (se non, addirittura, prima di averli presi, facendo patti satanici con il genitore di turno usando la classica frase “eh ma quando prendo i soldi te li ridò”). Questo è il primo periodo nel quale i giochi non vengono completati del tutto e dove si accumulano le prime avventure incompiute. I titoli si succedono con una frequenza maggiore e noi, che nel frattempo abbiamo imparato ad amare generi videoludici diversi, sentiamo il bisogno di averne sempre di più, ma avendo sempre meno tempo. Il bambino è cresciuto e con lui il suo portafogli, ma i problemi sono sempre dietro l’angolo. Pensavate che una verifica, un esame o un’uscita il sabato sera con gli amici possa ridurre di molto il vostro tempo libero? Non avete ancora visto nulla fino a quando non entrate nel mondo del….

LAVORO
Il lavoro galvanizza la nostra vita, ma ci permette di avere accesso ad un parco titoli decisamente più ampio
Il lavoro è una merda. Il lavoro toglie tempo alla nostra passione, ma è necessario per comprare le decine di titoli che ci interessano e che, inevitabilmente, rimangono incellofanati sul nostro scaffale a causa a causa del suddetto lavoro. Lo vedete il circolo vizioso? Capite quanto stronza è la vita? Vi ricordate i tempi quando centopercentavate (si, questa parola non esiste) Final Fantasy X dopo 300 ore di gioco? Beh ora è finita. Comincerete ad abbandonare i free roaming e giocherete a molti meno titoli dalla longevità che tende all’infinito. “Certo – direte voi – ma io la sera posso giocare dalle 20 fino alle 3 di notte!”. “Certo – vi rispondo io – ma quanto potete resistere così?”. Quanto tempo passerà prima che la sera decidiate di guardare un film, leggere un libro o dormire, piuttosto che giocare? Ovviamente il tempo per giocare c’è comunque, ma dopo 8 ore di lavoro + sveglia + pranzo + cena (e chi vi scrive viaggia tranquillamente tra le 12 e le 14 ore al giorno lontano da una console) deve essere chiaro a tutti che la passione per i videogame è qualcosa che solamente i più forti possono portare avanti. Ecco che quindi i sabati e le domeniche (per chi non lavora in proprio) diventano veri e propri giorni di relax e si rivelano l’unica vera possibilità per affrontare nel modo giusto alcune tipologie di gioco. A meno che non subentri un altro fattore, comunemente noto come…

 

FIDANZAMENTO
Il fidanzamento può essere un’arma a doppio taglio
Il fidanzamento, come un titolo Quantic Dream, crea due possibili scenari. Se avete fortuna vi troverete tra le mani un/una ragazzo/ragazza amante dei videogame e, in quel momento, l’unico problema sarà quello di spartirsi la TV (ne so qualcosa e, per questo, ringrazio lo streaming dei titoli da Xbox One a PC). In caso contrario, invece, va aggiunto questo fattore alla vostra vita e le cose possono cambiare di molto sia per quanto riguarda il tempo libero che per quanto riguarda la parte “economica”. Certo, un gamer duro e puro non si farà certo spaventare da una situazione del genere e siamo certi che, in un modo o nell’altro, riuscirà sempre a portare a casa “il pane quotidiano” a qualunque costo. Perché, come un titolo Quantic Dream, alla fine la strada di un amante dei videogames è una sola, e porta dritti sulla poltrona/letto/sedia di fronte ad un schermo carico carico di nuove avventure.

E quindi? Cosa abbiamo imparato da questo speciale? Per prima cosa abbiamo che, come recita il titolo dell’articolo, “chi ha il pane non ha i denti e chi non ha i denti ha il pane”. Ovviamente questo concetto alimentare va espanso e trasformato in “chi ha il tempo di giocare ai videogames non ha i soldi per acquistarli e chi ha i soldi per acquistare i videogames non ha il tempo per giocarci”. Davanti a questa triste verità, però, ne emerge una decisamente più positiva: se dopo una lunga giornata di lavoro o di studio avete ancora voglia di stringere tra le mani un controller siate fieri di voi stessi, perché significa che la passione che state portando avanti vive ancora in voi e che, molto probabilmente, rimarrà per sempre nei vostri cuori. E voi come gestite il vostro tempo? Quale dei quattro periodi state attraversando? Come vivete la vostra situazione? Fatecelo sapere nei commenti che vogliamo assolutamla ente sapere la vostra opinione. Dopotutto, #Amemipare che condividere la nostra passione in comune sia cosa più bella del mondo!

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